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La femmina nuda



E nemmeno ti racconto questa storia per dimostrarti cosa ho imparato, perché non ho imparato niente. Non ho messo da parte alcuna massima che potrà tornarmi utile, non ho rafforzato le mie difese e, soprattutto, non sono diventata migliore. Non sono neanche sicura che mi sia servita di lezione, così da escludere che mi capiti di nuovo. Anzi. Adesso so che niente tiene davvero al riparo dall’idiozia, tantomeno quello che credi di essere, l’armamentario che hai messo insieme. L’intelligenza, l’esperienza, i libri. Niente. E saperlo non mi rende più forte, ma al contrario più fragile e più triste. Sono diventata una persona danneggiata.”

La fine di una storia, la scoperta della presenza dell’altra, porterà Anna la protagonista, bella, intelligente, in una spirale di sofferenza, trasformandosi nello spettro di se stessa “l’essere umano è miserabile … stupido, vile, ignobile … preda di una sofferenza demente di cui è l’unico responsabile. Questa sofferenza esiste. Anzi è la più difficile con cui avere a che fare perché ti lascia addosso solo sporcizia”.

E di tutto quello che compulsivamente, ossessivamente, cercherà per andare sempre più a fondo, lo racconta sotto forma di lettera alla sua amica Valentina.

La fine della sua relazione con Davide “in una coppia è necessario essere leali, ma è inutile e pericoloso essere sinceri. Ecco, io ero leale e lui no. E questa sua ultima trovata di tornare a casa per incastrarmi era la cosa più sleale del mondo. Ero infuriata, ma a lui non importava. Voleva soltanto che io mi prendessi parte della colpa, così da azzerare il pallottoliere: se io ero colpevole, se tutti erano colpevoli, allora tutti erano anche innocenti.

Anna, spia l’ex fidanzato, sul telefonino, sui social network, attraverso delle assurde applicazioni che consentono di scoprire dove si trova l’altro. Lo segue, insegue l’altra e viene a scoprire delle numerose infedeltà di Davide. L’ossessione la consuma fisicamente e psicologicamente “durante questo tempo sono diventata incapace di provvedere a me stessa … ero sciatta, molle, avevo la sensazione di puzzare. Il mio viso era gonfio e più rigato del solito … mi tenevo a distanza dagli altri … volevo soprattutto evitare che mi guardassero dentro, per scoprire il marciume che nascondevo.

L’epilogo assumerà forme quasi grottesche e l’amara constatazione che a quel vortice che la stessa protagonista definirà di “idiozia”, nessuno è immune “avevo prodotto un fantasma di me più reale di me e pronto a impossessarsi del mio corpo, del mio cervello, di tutto. Per questo ho faticato tanto a farlo sparire. E ancora adesso so che è lì, da qualche parte. Nascosto, pronto a saltarmi addosso nei momenti di debolezza”.

Davide, rimane sullo sfondo, debole, fragile, facendo emergere la sua incapacità di esserci.

Anna, ti annienta, ti spiazza, si mette davvero a nudo, senza vergogna, facendo emergere la sua forza e fragilità. Contraddizione allo stato puro.

Un romanzo che non lascia indifferenti e ti consuma insieme alla protagonista. Parla di lei, parla di ognuno di noi.


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