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Il cuore girevole

  • D.Ryan (Minimumfax)
  • 23 mag 2016
  • Tempo di lettura: 2 min

Al centro del cancello di ingresso c’era un cuore di ferro rosso che girava nella brezza. Il perno era allentato e pieno di ruggine, tant’ è che cigolava e strideva, ma consentiva lo stesso a quel piccolo cuore di girare. Mi ha ricordato le palpitazioni …

Una vecchia casa, un cancello con un cuore, un paesaggio irlandese a fare da cornice ad un romanzo corale, in cui in perfetta sincronia, si incastrano destini, storie, vicissitudini di persone che provano a sopravvivere alla forte recessione che ha colpito il paese.

Il caposquadra Bobby, forte, bello, intelligente, una moglie splendida di cui è innamoratissimo ed un’incrollabile fiducia “mi sentivo sistemato, per sempre. Non avremmo mai smesso di costruire case. Nei passeggini vedevo creature come la nostra, giù in giro per il paese, e pensavo, favoloso, altro lavoro per il futuro, un domani anche loro avranno bisogno di una casa.”

Ma purtroppo il titolare della società di costruzioni Pokey, scappa all’estero, lasciando i suoi operai e Bobby, senza lavoro, senza soldi, e diverse famiglie truffate per case mai completate.

Ed allora, ad ogni capitolo, scopriamo un personaggio nuovo, che gestisce come riesce la propria vita, la crisi economica, familiare, personale che lo colpisce.

Il padre del costruttore “Penso a Pokey e ho il voltastomaco, per lui e per me. Non l’ho allevato io? … Avevo scambiato il mantenimento con l’educazione … darei fino all’ultimo centesimo guadagnato e anche di più per riavere indietro certi giorni, certi momenti, per cambiare un poco le cose. Riprenderei Pokey in tempo. Riprenderei me stesso in tempo.”

Gli unici acquirenti che abitano quella serie di case fantasma “pochi mesi ci siamo svegliati e ci siamo resi conto di cosa fosse successo veramente. L’impresario era fallito. La mia casa e quella della vecchia signora sono le uniche che ha potuto finire perché siamo gli unici ad averle pagate.

In un’Irlanda contemporanea, un affresco di una società “certo che fra i bifolchi di campagna c’è un botto di matti. Come dire, sono repressi. Per tutta la vita non fanno altro che andare a messa, giocare a curling e calcio gaelico, mangiare cavolo e animali di fattoria e non ti dicono mai come stanno finché non è troppo tardi e BANG! Ammazzano qualcuno, o magari se stessi. Sono fuori come quei lunatici di città, con la differenza che i cittadini non ti nascondono di essere delle carogne

E quando tutto sembra immobile, eccolo il BANG… un morto e un bambino che scompare.

Le chiacchiere, i pettegolezzi di un paese in cui i non detti, i sospesi, le tragedie personali, sono sempre più profondi di quello che si possa immaginare.

All’ esordio, Donal Ryan, ha vinto numerosi premi, per un romanzo che ad ogni capitolo, acquista spessore nella trama, con uno stile unico e coinvolgente.


 
 
 

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