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Ho sposato un comunista


Uno dei miei libri preferiti è “Pastorale Americana”, Pulitzer Prize nel 1997, non potevo esimermi, dall’ immergermi nella nuova storia di uno dei più grandi scrittori contemporanei americani.

Ho sposato un comunista”, è un romanzo ambientato negli anni del maccartismo, dell’anticomunismo che dilaga negli Stati Uniti d’America negli anni cinquanta.

E’ un affresco di un paese che ha fatto della libertà uno dei suoi princìpi, ma che in quegli anni spiava, controllava ogni suo cittadino, affinché il comunismo non attecchisse.

La storia del professor Murray, isolato e licenziato, per essere il fratello di Ira, un eroe moderno, che lotta nelle fabbriche siderurgiche per apportare miglioramenti agli operai, in virtù dell’ideologia comunista.

Il dramma che si consuma “a dispetto dell’ideologia, della politica e della storia, ogni vera catastrofe è, nel nocciolo, sempre un patetico dramma personale”. A raccontare le vicende è un giovane studente Nathan, che si incontrerà in un piccolo ateneo del New England, con il suo professore ormai anziano “un uomo vecchissimo la cui dote principale consisteva nel non dedicare alle proprie disgrazie un pensiero in più di quanto le disgrazie meritassero, e che ancora non riusciva a perdere tempo parlando di cose poco serie … guardando Murray mentre parlava in quel suo modo familiare, aperto e scrupoloso, pensai: eccola, la vita umana. Ecco cosa significa durare”.

Ira, impegnato nello lotte sindacali, diventa un attore radiofonico di straordinario successo, sposerà una diva del cinema muto Eva e vivrà una burrascosa storia d’amore. Alla fine del rapporto, l’attrice si vendicherà pubblicando un libro “ho sposato un comunista”.

La straordinaria capacità di Roth, è di farti immergere immediatamente nel clima di “caccia alle streghe” che aveva caratterizzato quegli anni.

L’attenzione nell’ evoluzione dei personaggi, l’addentrarsi nelle loro contraddizioni, l’intrecciarsi di vicende private con fatti storici precisi “mi sono sempre arrabbiato e spero di continuare ad arrabbiarmi fino alla fine dei miei giorni. Mi metto nei guai perché mi arrabbio. Mi metto nei guai perché non taccio. Mi arrabbio moltissimo col mio simpatico paese quando il signor Truman dice alla gente, e quello ci crede, che il grande problema di questo paese è il comunismo. Non il razzismo. Non le ingiustizie. Non è quello il problema. Il problema sono i comunisti. I quarantamila o sessantamila o centomila comunisti. Che vogliono rovesciare il governo di un paese di centocinquanta milioni di abitanti. Non offendere la mia intelligenza. Vi dico io cosa rovescerà questo paese: il modo in cui trattiamo la gente di colore. Non saranno i comunisti a rovesciare questo paese. Questo paese si rovescerà da solo trattando gli uomini come animali!

Le riflessioni sono sempre profonde e illuminanti “La politica è la grande generalizzatrice, e la letteratura la più grande particolareggiatrice, e non soltanto esse sono tra loro in relazione inversa, ma hanno addirittura un rapporto antagonistico … non cancellare la contraddizione, non negare la contraddizione, ma vedere, dove, all’ interno della contraddizione, si colloca lo straziante essere umano. Tenere conto del caos, farlo entrare. Devi farlo entrare.”

Straordinario!


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