"L'ultima famiglia felice"
- S.Giorgi (Einaudi)
- 5 apr 2016
- Tempo di lettura: 1 min
In antitesi a “Vita sentimentale di un camionista”, in questo romanzo la figura maschile è Matteo, ingegnere, romano, stabile, solido, pacato, lavoratore e dedito al bene della sua famiglia, di sua moglie e dei suoi due figli.
Il ritratto di una famiglia felice che solo ad uno sguardo frettoloso ed esterno, può sembrare uguale a quelle di tante altre. Eppure come nell’ incipit di Anna Karenina “Tutte le famiglie felici si somigliano; ogni famiglia infelice è invece disgraziata a modo suo”, il ritratto che ne esce è quello di un uomo che tenta in tutti i modi di non reagire mai di fronte al tradimento della moglie, allo sguardo riprovevole della figlia, all’ odio del figlio adolescente.
“Te la fanno pagare, la tua mansuetudine. Ti fanno pagare il buon carattere, la cortesia …. Era comprensivo … non si arrabbiava, non pretendeva di avere ragione. Sapeva ascoltare. Ma senza orgoglio, senza sentirsi migliore degli altri … Non susciti invidia, ma rabbia sì, per quella bonomia sincera, quella tua pacatezza, correttezza. Quel tuo amare tua moglie, esserne o almeno sembrarne amato … Non ambiva alla santità … ma essere una brava persona”
Ti sconvolge la trama, come tutti i protagonisti con i loro atteggiamenti scorretti sfidano Matteo ad un moto di ribellione, ad un impeto di rabbia.
E anche tu lettore, aspetti che qualcosa accada, che qualcosa sconvolga la compostezza dell’uomo.
“La gente pensa che essere miti sia una fortuna, beato lui, non si arrabbia mai. La gente non capisce nulla. Essere miti è uno sforzo senza pari.”

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